Economia circolare: da visione a realtà

Economia circolare: da visione a realtà

Come collegare i vantaggi economici e ambientali

La prosperità dell’intero pianeta dipende dall’accessibilità alle risorse disponibili, o rimaste a disposizione, e dal loro possibile impiego per la vita umana. Nei prossimi decenni il mondo dovrà affrontare una crescente competizione per le risorse naturali, che sono limitate e finite. Si prevede una crescita della domanda mondiale di cibo del 70% entro il 2050, poiché la popolazione aumenterà e sarà pari a 9 miliardi. Ciò comporterà un’intensificazione della pressione sull’utilizzo del suolo agricolo e sull’ambiente.

L’incremento dell’estrazione e del consumo di risorse, energia, acqua e materie prime non è più sostenibile. E vanno ridotti sensibilmente gli sprechi e gli scarti.

Per non rendere irreversibile la situazione attuale, è necessario adottare nuovi modelli di sviluppo economico, volti a promuovere un utilizzo efficiente e sostenibile delle risorse e a minimizzare gli sprechi, gli scarti e l’inquinamento.

I nuovi modelli di sviluppo si muovono lungo tre direttive:

  1. incoraggiare le imprese, piccole e grandi, ad adottare soluzioni innovative sostenibili. Proprio la sostenibilità nei processi produttivi diventa il fattore chiave di competitività sui mercati
  2. creare simbiosi attivando legami tra i diversi settori industriali e gli enti pubblici, incoraggiando i decisori politici e gli stakeholder a lavorare insieme in maniera più stretta
  3. attivare un coinvolgimento dei consumatori e dell’intera società civile nei processi di cambiamento orientati alla sostenibilità ambientale. Il consumatore deve essere adeguatamente formato e informato per poter scegliere e premiare i prodotti a maggior valore aggiunto, in termini di rispetto dell’ambiente e dell’uomo.

Un obiettivo importante è integrare l’intero ciclo che va dalla produzione, alla distribuzione e al consumo, ovvero, dalla gestione delle risorse a quella degli sprechi. A questo fine è richiesto un cambiamento radicale nel modo di operare e di vivere e di pensare. 

Nel complesso, deve avvenire un passaggio definitivo da un’economia lineare a una circolare, che dà valore sia all’ambiente che al business.

Il passaggio intermedio, quello dell’economia del riciclo, è oggi la strategia più diffusa per recuperare i materiali, ma non è più sufficiente. Ad elevate percentuali di riciclo, le perdite dei materiali stessi, il lavoro e l’energia richiesti sono molto alti.

L’economia circolare è una risposta economica, sociale e culturale allo spreco di risorse in via di esaurimento che determina disuguaglianze e conseguenze ambientali. Protegge contro la volatilità dei prezzi e, aspetto non secondario, crea nuove opportunità di business e di lavoro.

In un’economia circolare:

–      i prodotti e i servizi sono concepiti già in fase di progettazione in una logica di circolarità e sostenibilità. Seguendo i principi dell’ecodesign si tengono in considerazione sin da subito oltre ai materiali e ai processi produttivi anche la disassemblabilità, la riciclabilità, la riparabilità e manutenzione, la modularità, la sostituzione di sostanze pericolose, il riutilizzo, la raccolta, la rigenerazione e la qualità del riciclo. L’estensione della vita utile dei prodotti abolisce “l’usa e getta” a cui il consumismo ci ha abituati ed implica che gli stessi prodotti siano concepiti per durare a lungo nel tempo.

–      lo scarto diviene una risorsa. Diventa pratica normale quella di ri-costruire, riparare, ri-utilizzare e riciclare. Un prodotto, o i suoi componenti, giunti alla fine di un ciclo di vita, devono reinserirsi nella catena del valore diventando la materia prima per la stessa azienda produttrice o per un altro settore.

–      il possesso personale lascia il posto alla condivisione. Sono sempre più numerose le piattaforme di condivisione e collaborazione (sharing economy) tra utenti per gruppi di prodotti e servizi.

In conclusione, le azioni da intraprendere per supportare un’economia circolare sono:

  1. potenziare le scelte politiche di tipo sostenibile
  2. sviluppare un quadro normativo di riferimento condiviso, semplice e adeguato
  3. investire in ricerca e innovazione, per essere sicuri di avere a disposizione le giuste soluzioni innovative e concretamente applicabili
  4. favorire ed incentivare, anche fiscalmente, le iniziative imprenditoriali orientate alla bio-economia, le attività di riparazione e rigenerazione e quelle che permettono la condivisione di prodotti e servizi
  5. tracciare le risorse, i prodotti, i servizi e le filiere. La realizzazione di una puntuale mappatura dei flussi di materia, la completa misurazione della circolarità dei prodotti, distinti per i diversi comparti merceologici, forniscono maggiori garanzie al mercato di re-impiego e al consumatore
  6. provvedere a forniture di risorse totalmente provenienti da fonti rinnovabili, da riuso e da materiali riciclati, riciclabili o biodegradabili
  7. misurare la circolarità di un prodotto/servizio, in particolare in termini di:                                                                               –  quantità di risorse impiegate e reimmesse nel sistema                                                                                                                         –  impatto ambientale delle risorse impiegate e reimmesse nel sistema                                                                                               –  valore economico delle risorse impiegate e valore nel momento in cui vengono reimmesse nel sistema.

L’economia circolare è un obiettivo ambizioso se inteso come valore tangibile e non come semplice principio da enunciare. Per concretizzarsi realmente, essa richiede scelte coraggiose e impegno da parte di tutti.