Prima l’etica, poi l’economia

Prima l’etica, poi l’economia

Come uscire dalla crisi economico-finanziaria

La crisi economico-finanziario globale, scoppiata nel biennio 2007-2008 e le cui origini vanno ricercate nei decenni precedenti, è il risultato del fallimento dei mercati finanziari, della politica e dell’etica.
I diretti responsabili del tracollo, che fece tornare alla mente il ‘giovedì nero’ del 1929, furono alcuni noti operatori finanziari, imprenditori, manager di banche d’affari e di società d’investimento, venture capitalists, analisti di borsa, politici, revisori dei conti, studi legali, agenzie di rating, enti di vigilanza e mezzi d’informazione. Talvolta guidati da una combinazione nociva di incapacità e arroganza. Ma quali sono le vere cause alla base della crisi economico-finanziaria?

Le cause sono da ricercare nel processo di assolutizzazione dell’economia e della finanza che afferma il vantaggio egoistico e l’assenza di responsabilità sociale, l’eccessiva avidità di guadagno e l’ottenimento di denaro facile, il compromesso morale e la corruzione.

L’economia rischia di dimenticare il quadro logico di riferimento etico e politico e di allontanarsi dalla realtà quando si basa esclusivamente sull’efficienza razionale dei mercati e i metodi quantitativi, sull’umore della finanza e un mondo ‘virtuale’, sulla noncuranza verso l’assunzione di altissimi rischi e l’inadeguatezza di regolamentazione e vigilanza.

Qual è dunque la via di uscita dalla crisi economico-finanziaria? La dottrina aristotelica classica sostiene il primato dell’etica sulla politica e l’economia.

Alcuni orientamenti internazionali dell’Onu manifestano a partire dagli anni Novanta l’esigenza di un’etica mondiale applicabile ai diversi ambiti sociali, quindi anche all’economia. La globalizzazione economica e tecnologica ha sicuramente introdotto nuove opportunità ma anche nuovi rischi per l’ambiente e per i diritti umani.

Ciò sollecita un sistema generale di riferimento etico, sostenibile e transculturale, di supporto alle attività economiche globali e alle istituzioni. Nello specifico, sono richiesti valori condivisi e vincolanti per tutti, a livello mondiale, dal contenuto ben definito e concretamente applicabili alla realtà.

Le radici dell’etica e dell’economia non possono essere scisse. Solo l’uomo con le sue scelte e il suo agire può riavvicinare l’etica e l’economia. Egli, quindi, è la ‘chiave’ di sintesi tra le due. Atteggiamenti etici o la loro mancanza, attività economiche o la loro mancanza, sono determinati all’interno dei sistemi sociali proprio dagli individui, dai loro valori e dai loro comportamenti, con responsabilità differenti.

Pertanto, i processi decisionali degli attori economici non possono limitarsi a scelte pragmatiche ma hanno il dovere di misurarsi con l’assolutezza dei fondamenti etici.

È urgente che tutti gli operatori economici, in primis le imprese, intraprendano un mutamento di coscienza per sostenere e realizzare un’economia responsabile. Ciò significa considerare attentamente le proprie azioni e le relative conseguenze, ovvero il legame tra obiettivi, strategie e principi etici.

Affinché la scienza economica sia davvero una scienza sociale e umana, si deve ricondurre la finanza al servizio dell’economia reale e l’economia al servizio della persona. Ciò comporta rinnovare la sua essenza e risvegliare l’etica, spesso sopita, nella coscienza stessa dell’economia. Nel rispetto di principi etici condivisi, si riapra dunque un confronto costruttivo con la politica, il sociale e la giustizia.

In conclusione, occorre promuovere attività economiche sostenibili per l’ambiente, il prossimo e per le generazioni future. Una sfida ardua e al contempo affascinante per tutti coloro che prendono parte al processo economico.